Sprint Retrospective: le mie prime domande e risposte da Scrum Master

Di Riccardo Ciocci

 

Trasparenza, ispezione e adattamento, questi sono i tre pilastri su cui si basa l’intero framework Scrum.

Gli Scrum Masters li studiano fin dalla prima certificazione, agli albori del loro percorso, ma assimilare questi concetti per riuscire a muovere i primi passi come parte di uno Scrum Team è un processo tutt’altro che banale.

Nel mio caso il passaggio dalla certificazione SMAC a Scrum Master di un team che lavora da remoto è stato breve ed improvviso. Ero affascinato dal framework ma ero pieno di domande che non trovavano risposta sulla Scrum Guide.

Naturale dunque che al mio primo task, la progettazione di una Sprint Retrospective, tante sono state le riflessioni che ho riportato alla mia mentore, nonché collega, Anna Di Girolamo:

– Cosa faccio per stimolare il confronto tra i membri del team senza chiederlo direttamente?

– Cosa propongo come attività per creare condivisione?

– Cosa devo ottenere dalla retrospective?

– Questa cosa va bene? Avrà questo effetto o quest’altro?

Queste le domande che mi ponevo. Cercavo indicazioni da Anna (Scrum Master del team ad interim prima del mio arrivo), in modo da poter ottenere soluzioni pronte da attuare.

A queste domande (come a tutte le domande che faccio tuttora) lei mi ha sempre detto:

“Risponditi prima tu.”

Se a primo impatto pensavo fosse un esercizio per verificare le mie conoscenze, dopo poco tempo ho capito il perché di questo feedback.

La Retrospective è in mia opinione l’evento di massima espressione dello Scrum Master, in quanto unico evento progettato e condotto da questo ruolo per il team. Questo è stato il momento in cui ho davvero compreso cosa vogliono dire i tre pilastri di Scrum. 

Non esistono regole del gioco al di fuori della (volutamente) scarna Scrum Guide. Tutto è basato su: cerco cosa hanno fatto gli altri, faccio qualcosa, verifico i risultati, adatto la prossima attività in base ai risultati. In una parola: empirismo.

Il secondo step è stato capire che non dovevo riuscire a trovare le risposte alle mie domande (a,b,c,d) ma riformulare le mie riflessioni, cambiare il focus.

Le mie domande hanno una parola in comune: cosa. 

Ero alla ricerca del cosa, volevo costruire materialmente la board delle attività, ma mi mancava una riflessione fondamentale a monte: il perchè.

Proponevo cose senza capire il perché volessi farle, senza avere chiaro quale valore volevo generare, quale valore stavo perseguendo io e quale invece volevo dare al team.

Ragionare sul why di ciò che si fa è alla base non solo delle attività dello Scrum Master o del Product Owner, ma è il primo motore che deve muovere tutte le pratiche fatte in Agile.

In conclusione, alle mie domande ci sono indicazioni utili per rendere più interattive le retrospective: io ad esempio consiglio Mural come piattaforma per organizzare le attività, o FunRetrospectives per avere spunti sulle best activities, ma a nulla servono se ciò non genera valore.

E allora come hai generato valore al team con la retrospective?

Questo lo vedremo nel prossimo articolo.

 

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