Categoria: Certificazioni Agile

Di Sabrina Elisabetta Laterza 

Guida alla crescita professionale oltre la certificazione

Quando si parla di certificazioni Agile, spesso si commette un errore di prospettiva: si tende a vederle come un punto di arrivo, una sorta di trofeo che attesta la propria competenza. Ma nella realtà delle organizzazioni e dei team, le cose funzionano davvero così?

Perché le certificazioni Agile non bastano per diventare un professionista completo

Ciao, sono Sabrina, sono una Scrum Master in team di sviluppo software, e so bene quanto le certificazioni possano sembrare il passaggio obbligato per essere riconosciuti come professionisti. Ma servono davvero a fare la differenza sul campo?

In questo articolo voglio raccontarti tutta la verità sulle certificazioni Agile, senza filtri né illusioni. Se sei uno Scrum Master, un Agile Coach, un Manager o un Project Manager e ti sei chiesto almeno una volta se una certificazione basta a renderti competente, questo è per te.

Dalla teoria alla pratica: il vero percorso di crescita di uno Scrum Master

Quando ho ottenuto la mia prima certificazione da Scrum Master, anche io credevo che sarebbe stata la chiave per diventare una professionista efficace. Pensavo che avrei acquisito tutte le competenze teoriche per affrontare qualsiasi sfida sul campo. Tuttavia, mi sono resa conto da subito che una certificazione, pur importante, non rende automaticamente un esperto.

Nel mio primo anno come Scrum Master, ho affrontato situazioni complesse e gestito team molto diversi tra loro, ognuno con la propria storia e le proprie esigenze. Mentre le basi teoriche della certificazione si sono rivelate utili, sono stati gli errori e gli adattamenti sul campo a farmi crescere davvero.

Sapevo di avere delle basi solide, ma mi sono resa conto che la vera crescita iniziava solo dopo “il trofeo” raggiunto con la certificazione PSM I di scrum.org. 

Le sfide quotidiane che nessuna certificazione Agile ti insegna a superare

Le vere sfide iniziano quando devi:

– Adattare quei framework teorici a contesti reali, pieni di sfumature e vincoli organizzativi

– Fare da specchio ai team senza imporre soluzioni preconfezionate

– Creare spazi di sicurezza psicologica per favorire la trasparenza e la collaborazione

– Accettare di non avere sempre tutte le risposte e imparare a fare le domande giuste

Mi è venuta voglia quindi di studiare ancora, di diventare una facilitatrice più consapevole, e così ho scelto di ottenere la certificazione ATF (Agile Team Facilitator, ICAgile) per migliorare la mia capacità di progettare sessioni efficaci. Poi ho sentito il bisogno di sviluppare competenze di Agile Coaching, per supportare non solo i team, ma anche le organizzazioni nel loro percorso di crescita, seguendo anche il corso ACC (Agile Coaching Certified, ICAgile).

Le certificazioni sono un mezzo imprescindibile, non una medaglia

Ecco il punto chiave: senza applicazione, sperimentazione e miglioramento continuo, le certificazioni restano solo una riga sul CV o un badge su LinkedIn. Ma se le tratti come strumenti per orientarti, diventano un acceleratore incredibile per la tua crescita professionale.

Ho visto manager e professionisti, anche con anni di esperienza, fossilizzarsi dopo la certificazione:

– Manager che applicavano sempre lo stesso metodo (micro-management, decisioni unicamente top-down, sfiducia nei team)

– Leader che non valorizzano l’esplorazione nelle riunioni, imponendo decisioni affrettate

– Team paralizzati dalla paura di sperimentare nuovi strumenti

– Riunioni improduttive

Un repertorio di errori che dimostra quanto sia pericoloso smettere di imparare.

Esperienza o certificazione? Insieme fanno la differenza

Se hai solo certificazioni, rischi di avere un bagaglio di conoscenze teoriche che non sai come applicare nella realtà. È come avere la patente senza aver mai guidato.

Se hai solo esperienza, rischi di fermarti su quello che già conosci, senza metterti in discussione. E quando il contesto cambia, potresti non avere gli strumenti per adattarti.

La chiave è nell’integrazione: la certificazione ti dà una base strutturata, l’esperienza ti insegna come farla funzionare davvero.

Strumenti pratici per crescere oltre la certificazione: il Facilitation Canvas

Quando ho ottenuto la certificazione ATF, non l’ho vista come un traguardo da esibire, ma come una leva per migliorare. Uno degli strumenti che ha davvero trasformato il mio modo di lavorare è stato il Facilitation Canvas, che ho conosciuto grazie a Michelangelo Canonico.

Sulla carta è uno strumento per progettare sessioni di facilitazione, ma nel tempo l’ho adattato a qualsiasi tipo di riunione: definendo obiettivi chiari, evitando sprechi di tempo, portando sempre ad una conclusione concreta. Questa è la differenza tra studiare qualcosa e farla tua con la pratica.

Lo utilizzo anche nelle email di invito alle riunioni, specificando il purpose, gli obiettivi, chi è coinvolto e perché. In questo modo, i partecipanti arrivano preparati e consapevoli, migliorando drasticamente l’efficacia degli incontri ed il coinvolgimento degli invitati.

Il potere delle community Agile nello sviluppo professionale continuo

Entrare a far parte della comunità di pratica di “Agile Made in Italy” ha rappresentato per me un’opportunità straordinaria di crescita e sperimentazione. Non si tratta solo di un luogo di formazione, ma di un ambiente attivo e dinamico in cui ho il privilegio di contribuire come volontaria e mentor, facilitando discussioni, laboratori pratici e momenti di confronto.

Le certificazioni sono solo una parte del percorso. La vera crescita avviene quando continui a confrontarti, sperimentare, migliorare. È per questo che la community Agile Made in Italy è stata così importante nel mio percorso: perché mi ha dato l’opportunità di imparare non solo da corsi e certificazioni, ma soprattutto dall’esperienza diretta di altri professionisti.

KALEG: un metodo pratico per misurare il miglioramento continuo

Ed è lo stesso principio su cui ho costruito KALEG, un metodo che uso per misurare se quello che applico sta davvero facendo la differenza. Perché alla fine, quello che conta non è accumulare titoli, ma quanto impatto reale riesci a generare con quello che sai.

Uno degli strumenti che ho creato e che continuo ad utilizzare per migliorare il mio sviluppo professionale è il Kaleg: un template Mural che utilizzo ogni mese per monitorare i miei progressi, verificare l’impatto delle tecniche che applico e trasformare ogni nuova conoscenza in qualcosa di utile e misurabile.

Ne ho parlato più approfonditamente in questo articolo: 10 consigli per crescere come Scrum Master, se ti interessa, puoi copiarlo e usarlo anche tu: inserisci i tuoi dati nel form per scaricare il Template KALEG.

 

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    Un appello alle organizzazioni

    Se da un lato la formazione continua e la pratica in una community come Agile Made in Italy sono fondamentali, dall’altro c’è bisogno di aziende che abbiano il coraggio di investire sulle nuove generazioni di agilisti. Per crescere e portare valore in questo settore, non basta studiare: servono esperienze reali.

    HR e organizzazioni lungimiranti possono fare la differenza offrendo opportunità concrete a chi si sta formando, contribuendo così a costruire il futuro dell’agilità con talenti motivati e preparati.

    In conclusione: consigli pratici per la crescita

    Le certificazioni sono importanti, ma non sono la fine del percorso. Se ci fermiamo alla certificazione, rischiamo di diventare professionisti rigidi, incapaci di evolvere con il contesto. Se invece vediamo la certificazione come trampolino di lancio per una crescita continua, allora possiamo davvero fare la differenza nel nostro lavoro quotidiano.

    Ecco alcuni consigli pratici:

    1. Non fermarti alla teoria: l’esperienza è la vera maestra.

    2. Cerca un contesto di apprendimento continuo: la community fa la differenza.

    3. Sperimenta, sbaglia, chiedi e migliora: gli errori sono opportunità di crescita.

    4. Integra teoria e pratica: adatta le conoscenze al contesto reale.

    5. Ascolta il feedback: impara dagli altri e migliora costantemente.

    Le certificazioni, se prese con la giusta mentalità, possono realmente fare la differenza nella nostra carriera e nelle organizzazioni. Tuttavia, il vero valore risiede nel come continuiamo a crescere dopo averle ottenute e come le traduciamo in azioni concrete.

    Tu che esperienza hai con le certificazioni Agile? Ti sono servite per crescere o le hai trovate poco utili? Sentiamoci nei commenti!

     

     

    Di Marco Passarella

    Hai mai avuto la sensazione che il tuo lavoro di Project Manager vada oltre i confini dell’approccio tradizionale? Che la tua capacità di adattarti al cambiamento, rispondere alle incognite e trovare soluzioni rapide sia qualcosa di speciale? Se ti rivedi in questa descrizione, forse stai già praticando l’Agile senza esserne pienamente consapevole.

    In un mondo dove la trasformazione digitale e l’incertezza sono la norma, la credenziale PMI-Agile Certified Practitioner (PMI-ACP®) non è solo un attestato. È la chiave per mettere ordine nelle tue intuizioni, per dare una struttura a ciò che già fai sul campo. Ti permette di abbracciare l’Agile non come una tendenza, ma come un’estensione delle tue competenze professionali.

    Oltre il predittivo: perché i Project Manager guardano all’Agile

    Il Project Management predittivo ha dominato a lungo la gestione dei progetti. Tuttavia, molti professionisti hanno iniziato a percepirne i limiti, soprattutto nei contesti complessi e dinamici. Pianificazioni rigide, come il Gantt, diventano presto obsolete quando la realtà cambia rapidamente.

    Se sei tra quelli che rivedono costantemente piani e priorità, che affrontano “dilemmi” invece di problemi chiari, allora stai già esercitando uno stile di leadership servente. La PMI-ACP® non ti insegna a reinventarti, ma a identificare e perfezionare ciò che già fai per gestire il cambiamento e guidare i team verso il successo.

    La credenziale PMI-ACP: strutturare il cambiamento

    La PMI-ACP® è molto più di una credenziale. È un viaggio formativo che ti consente di:

    – Esplorare e padroneggiare diverse metodologie Agile come Scrum, Kanban, Lean e Extreme Programming (XP).

    – Comprendere l’adattività: come gestire progetti dove il cambiamento è l’unica costante.

    – Approfondire le Power Skills: capacità interpersonali come leadership, intelligenza emotiva e facilitazione, cruciali per costruire team ad alte prestazioni.

    Invece di fermarti a un singolo framework, questa certificazione ti offre una panoramica completa delle pratiche agili, permettendoti di scegliere gli strumenti più adatti a ogni situazione.

    Sei Agile Senza Saperlo? Ecco i Segnali

    Molti Project Manager stanno già utilizzando l’Agile in modo inconsapevole. Ecco alcuni segnali che indicano che potresti essere uno di loro:

    1. Modifichi i piani regolarmente per rispondere a cambiamenti nei requisiti o alle richieste dei clienti.
    2. Usi strumenti collaborativi per migliorare la comunicazione tra i membri del team.
    3. Incoraggi l’innovazione e dai spazio alle idee dei tuoi collaboratori.
    4. Preferisci iterazioni rapide e consegne incrementali per raccogliere feedback prima possibile.

    Se queste pratiche ti sembrano familiari, è il momento di formalizzarle con una certificazione che rifletta il tuo approccio al lavoro.

    Cosa Include il corso PMI-ACP di Agile Made in Italy

    La PMI-ACP® richiede almeno 28 ore di formazione sulle pratiche Agile, e il nostro percorso serve proprio a soddisfare questo requisito formativo. Inoltre, sono richiesti due anni di esperienza in progetti agili negli ultimi cinque anni (la credenziale PMP sostituisce questo requisito).

    Ma cosa rende unico il nostro percorso di preparazione?

    1. Introduzione alle Metodologie Agile: Impari la storia e i principi di Agile, esplorando differenze e sinergie tra framework come Scrum, Kanban e Lean.
    2. Gestione del Prodotto: Dalla creazione di roadmap al raffinamento del backlog, fino alla definizione del valore di business.
    3. Leadership Agile: Strumenti pratici per motivare i team, facilitare la comunicazione e risolvere conflitti.
    4. Preparazione Esame PMI-ACP®: Simulazioni d’esame, analisi dei contenuti e consigli per superare con successo le 120 domande basate su scenari reali.

    Perché PMI-ACP e Non Altre Certificazioni?

    Ma perché ottenere la PMI-ACP® se hai già la certificazione PMP? La risposta è semplice: specializzazione. La PMP copre una panoramica generale di tutte le metodologie, compresi gli approcci agili, ma non scende nel dettaglio dei framework o delle tecniche specifiche. La PMI-ACP®, invece, si concentra esclusivamente sull’Agile, offrendo:

    – Approfondimenti mirati sulle pratiche agili, come Scrum, Kanban, Lean, XP e molto altro.

    – Tecniche avanzate per la gestione adattiva, essenziali per progetti ad alta volatilità.

    – Metodologie e strumenti specifici per l’Agile, che nella PMP sono solo accennati.

    La PMI-ACP® è una naturale estensione per chi ha già la PMP e vuole rafforzare il proprio profilo in ambienti altamente dinamici e complessi. Dimostra un impegno verso l’innovazione, un messaggio chiaro per datori di lavoro o clienti che cercano esperti in grado di navigare contesti moderni e imprevedibili.

    Inoltre, a differenza di certificazioni focalizzate su singoli framework, come Scrum, la PMI-ACP® offre una visione olistica dell’Agile. Non si limita alla Delivery ma abbraccia l’intero ciclo di vita del progetto, dal concept alla finalizzazione.

    Infine, se hai già la certificazione PMP, sei avvantaggiato nell’eligibilità per l’esame ACP, in quanto non dovrai dimostrare la tua esperienza di almeno due anni in progetti agili. 

    Il ruolo del Project Manager nel futuro ibrido

    La realtà lavorativa di oggi raramente si adatta a un approccio esclusivamente predittivo o agile. Sempre più spesso, i progetti richiedono una combinazione di entrambi: l’ibridazione. Un Project Manager preparato è colui che sa scegliere e combinare gli strumenti giusti per adattarsi al contesto specifico.

    Con la PMI-ACP®, acquisisci una cassetta degli attrezzi versatile, capace di affrontare sia progetti altamente volatili che iniziative con un grado maggiore di stabilità.

    Come iniziare il tuo percorso

    Se hai deciso di intraprendere questo percorso di crescita, Agile Made in Italy offre un corso di preparazione completo, che include:

    – Sessioni interattive: Nessuna diapositiva noiosa, solo esercitazioni pratiche e casi reali.

    – Simulazioni d’esame per migliorare la tua preparazione e aumentare le probabilità di successo.

    – Formatori esperti, con anni di esperienza in metodologie agili.

    Sblocca il tuo potenziale Agile

    Non si tratta solo di ottenere un attestato. La PMI-ACP® è un’opportunità per ridefinire il tuo ruolo e riconoscere il valore delle competenze che già stai sviluppando. È il momento di dare un nome e una struttura alle tue intuizioni.

    Sei pronto a scoprire il tuo lato Agile? Visita la pagina del corso e inizia il tuo percorso verso la certificazione PMI-ACP® oggi stesso!

    Di Valentina Coradeghini

    Se qualcuno mi avesse detto cosa avrebbe comportato diventare manager, non so se sarei stata disposta a farlo. Erano già diversi anni che lavoravo in azienda ed ero cresciuta come figura professionale fino ad un buon grado di seniority, come si dice appunto in gergo aziendale.

    Avevo cambiato direzione e management e avevo avuto significative occasioni per mettermi in gioco e propormi su diversi progetti paralleli a quelli che solitamente seguivo.

    Probabilmente in queste occasioni devo aver dimostrato qualcosa che andava oltre l’expertise tecnica, perché vuoi o non vuoi ho sempre dovuto lavorare con gli altri, in un team. A volte mi sono trovata naturalmente a guidare, a tirare le fila, a strutturare in qualche modo un pensiero collettivo e dei processi.

    E così, sono iniziati alcuni discorsi su un mio futuro impegno nel coordinamento di alcuni team dell’area. Lì per lì ero davvero lusingata, perché mi sono resa conto che cambiare semplicemente management poteva ribaltare completamente la percezione della professionista che ero. Per la prima volta qualcuno scommetteva su di me un passaggio importante e non potevo che esserne infinitamente grata.

    Poi però a queste forti emozioni di riconoscenza si sono affiancate quelle di una autentica fifa blu. Sarei stata in grado di affrontare una sfida così grande?

    Non era la prima volta che mi trovavo a gestire un cambiamento importante.  

    Quando aspettavo la nascita di mia figlia Rebecca, da brava secchiona, mi ero preparata leggendo diversi testi sulla natalità, neonati, tate professioniste, psicologi, pedagogisti e chi più ne ha e più ne metta. Ma quando sono passata dalla teoria alla pratica, di fronte ad una neonata di pochi giorni che piangeva ininterrottamente, senza riuscire a calmarla in nessun modo, il panico è stato evidente. Con mio marito ci chiedevamo: ”Ma dov’è il libretto di istruzioni?”

    Ecco, se posso fare un parallelismo, quella stessa sensazione l’ho ritrovata nella mia promozione a manager.

    Diventare manager comporta una serie di sfide che testano le tue capacità su più fronti. La gestione del tempo, delle persone e delle strategie richiede non solo di sviluppare velocemente nuove competenze, ma anche una profonda capacità di introspezione e adattamento. La gestione di un team, con tutte le sue dinamiche interpersonali, emerge come uno degli aspetti più complessi. Ogni decisione, ogni feedback, ogni momento di conflitto diventa un’opportunità di crescita.

    Stiamo parlando di un cambiamento molto importante. Scritto adesso, con l’esperienza e la consapevolezza di quello che è stato questo percorso, rimango stupita dalla trasformazione che questo passaggio richieda. Si tratta di un percorso di crescita personale e professionale, ricco di sfide, emozioni intense e soprattutto apprendimenti.

    Ecco quando devi avvitare una vite e hai a disposizione solo un martello è tosta.

    Magari leggendo il libretto di istruzioni potresti apprendere che il martello non è lo strumento adatto ma serve un particolare cacciavite e come riuscire a procurartelo.

    Mi sono resa conto che, senza gli strumenti adatti, il rischio di fare danni era concreto.

    Così dopo un primo momento di confusione, ho iniziato a cercare attivamente quel cacciavite, di cui non conoscevo ancora le sembianze. L’ho composto grazie al supporto di tante voci: mentori, coach, corsi di formazione che mi hanno permesso di fare un salto di mindset. Da questo punto di svolta, tutto il resto si è messo in fila e ha lasciato spazio ad un flusso armonioso che si intersecava nella complessità dei progetti.

    Penso che uno dei migliori “cacciaviti” che ho portato nel mio modo di intendere il lavoro e creare un ambiente sano e stimolante dove liberare il potenziale delle persone, sia stato il mio avvicinamento ai principi Agili. In quegli anni in azienda era nato da poco un nuovo software center che lavorava completamente in agile. Diversi team di sviluppo si sfidavano in un ambiente molto creativo e colorato a colpi di kanban, sprint, story point. Da loro, generosi nel raccontarsi ed aprire il loro mondo agli altri, ho appreso un nuovo modo di approcciare al team come manager, un nuovo modo in cui il team si considera responsabile e autonomo, un nuovo modo che utilizza lo scambio e feedback costruttivi e vuole migliorare continuamente.

    Dopo qualche mese, la soddisfazione ha iniziato ad essere una nuova emozione che faceva capolino e che diventava sempre più frequente ed intensa. Quello che riuscivo a fare accadere con il team, come trovare nuovi modi di lavorare e ottenere risultati sempre più soddisfacenti, andava via via ad alimentare un circolo virtuoso in cui sia io che i miei colleghi ricevevamo una iniezione di energia e motivazione che ci spingeva a dare sempre qualcosa in più per il bene del contenuto prodotto per i nostri clienti. L’espressione della passione per il proprio lavoro era evidente.

    Quando ho iniziato a vedere che gli ingranaggi giravano correttamente e in modo autonomo, ho avuto la netta percezione che il mio lavoro avesse raggiunto un grande traguardo.

    E da lì ho capito una lezione molto importante: il manager gestisce le persone e i processi, rischiando una funzione controllante, mentre il leader agevola la creazione di un team autonomo, responsabile a cui dà fiducia e che vive armoniosamente in un sistema più complesso. Guidare un team verso una visione condivisa, ispirare e motivare, significa trasformare l’ambiente di lavoro in un luogo dove ogni persona può realizzarsi e contribuire al successo comune.

    Questo passaggio da manager a leader ha definito meglio la direzione del mio percorso e il mio approccio alle relazioni professionali.

    Diventare un leader non è solo un avanzamento di carriera; è un’avventura personale e professionale che trasforma profondamente chi siamo e come influenziamo il mondo intorno a noi. Se qualcuno mi avesse detto cosa avrebbe comportato e mi avesse rassicurato sul viaggio sfidante ma al tempo stesso meraviglioso, la paura avrebbe lasciato spazio all’entusiasmo. 

    E tu a che punto sei?
    Se ti trovi in un momento di trasformazione e vuoi approfondire come affrontare un cammino simile al mio e trovare il giusto supporto per le tue sfide professionali, lascia i tuoi contatti se vuoi ricevere dei consigli per il tuo percorso professionale.


      Di Sabrina Elisabetta Laterza

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      Saper facilitare un team agile è essenziale per chi aspira a ruoli come Scrum Master, Agile Coach o Project Manager. Se sei nuovo come Scrum Master e ti trovi ad affrontare una situazione urgente che richiede la tua guida, ma non hai mai facilitato prima, come puoi prepararti?

      Ciao sono Sabrina, Scrum Master in due Scrum Team di sviluppo software da circa un anno. Ho creato questa guida partendo dalle domande che mi sono posta preparando la mia prima facilitazione. Voglio condividerla con te per aiutarti a superare l’agitazione e il brivido iniziale.

      Questo articolo è il risultato di ricerca e sforzi per raggiungere il mio primo obiettivo come Scrum Master: “non fare disastri e aiutare il team a raggiungere da sé il valore di cui ha bisogno.”

      Ecco come ho creato la mia prima facilitazione Agile in 7 passi:

       

      1. Identifica e coinvolgi i partecipanti

      Identifica chi parteciperà. Conoscere il numero di partecipanti e i loro ruoli aiuterà nella preparazione. Pianifica coinvolgimenti specifici per assicurarti che tutti si sentano ingaggiati e ascoltati. Chi parteciperà alla facilitazione: solo i membri del team o anche stakeholder e manager?

      Le Domande da porsi ora sono: “Chi è coinvolto nel tema?”, “Ci sono ruoli specifici che dovrebbero partecipare attivamente?”, “Conosco già i partecipanti?”. “Cosa si aspettano dalla facilitazione?”.

      Queste domande ti saranno utili, inoltre, perché potrai capire se, durante la facilitazione:

      • dovrai dedicare più tempo al team building e al warm-up nel caso di “nuovi volti”
      • o se dovrai cominciare con una “safety-check” per verificare che gli interlocutori si sentano a loro agio nell’esprimere idee, riflessioni e preoccupazioni (sicurezza psicologica), nel caso in cui partecipino persone con diversi ruoli e in presenza di conflitti.

       

      1. Definisci l’obiettivo

      Alla base di qualsiasi facilitazione efficace c’è un obiettivo chiaro. Qui ti occorre sapere: “cosa vuole ottenere il tuo team da questa sessione?” Potrebbe essere un’azione specifica, una retrospettiva, ottenere una comprensione più profonda su un tema o risolvere un problema. Ad esempio, se stai iniziando un nuovo progetto, l’obiettivo potrebbe essere “Definire gli obiettivi chiave e le aspettative per il progetto”.

       

      1. Pianifica la struttura

      Decidi se la tua facilitazione sarà online o in presenza. Scegli un formato che si adatti ai tuoi obiettivi, come la “Focused Conversation” o la Facilitazione Visiva, e pianifica i passaggi chiave di conseguenza.

      Ad esempio, per analizzare un problema e far emergere le cause alla sua radice, nel caso della Focused Conversationpotresti utilizzare la tecnica dei 5 perché nel flusso della discussione, oppure potresti servirti di un elemento visivo come il “Fishbone Diagram” per la Facilitazione visiva.

      Le domande chiave che ti possono aiutare a pianificare la struttura sono: “se dovrò facilitare in presenza avrò a disposizione lo spazio necessario?”, “qual è il livello di dimestichezza dei partecipanti con i tool per le facilitazioni online, come miro o mural, per le riunioni online?” E di conseguenza capirai se includere un on-boarding o meno alla lavagna virtuale.

      Ora hai una quantità di informazioni utili per definire il tuo schema di facilitazione. A questo proposito, per farmi un’idea di come progettare i diversi momenti di una facilitazione ho trovato spunti davvero utilissimi in quest’articolo di Alessandro Ingrosso per AMI, pensato per Facilitatori che vogliono arrivare al livello Pro, e nel libro “Agile Retrospective: Making Good Teams Great” di Esther Derby, Diana Larsen, Ken Schwaber[1]:

       

      1. Prepara il materiale

      Raccogli il necessario per facilitare. Crea board online, presentazioni o lavagne fisiche. Pensa a template già pronti o tecniche già “rodate” da utilizzare per cominciare e man mano che ti senti più confidente sperimenta e crea. Puoi trovare un’infinità di idee su Retromat. Assembla ora tutto ciò di cui avrai bisogno: dalla tecnologia agli strumenti visivi in presenza.

       

      1. Crea un’agenda dettagliata

      Stabilisci il tempo e definisci l’agenda della sessione. Inviare via mail ai partecipanti un’anteprima dell’agenda per creare aspettative condivise è, da un lato, un atto di premura e gentilezza che fa la differenza e, dall’altro un grande risparmio di tempo che ti permetterà di saltare lunghe introduzioni. Pianifica il flusso della tua facilitazione in base all’obiettivo e ai tempi disponibili. Dettaglia ogni fase, inclusi i momenti di interazione e di pausa, questo ti permetterà di gestire al meglio il tuo tempo aiutando, così, i partecipanti ad ottenere il valore atteso entro il termine della riunione.

      Un esempio di agenda potrebbe essere:

      • “Introduzione e chiarimento dell’obiettivo (con warm-up o safty-check) – 10 minuti”,
      • “Raccolta dati e attività di brainstorming – 20 minuti”,
      • “Discussione e raccolta di feedback – 15 minuti”.

       

      1. Aggiungi creatività e divertimento

      Coinvolgere i partecipanti in un’esperienza ludica aiuta a mantenere alta l’energia e, inoltre, serve a creare un clima rilassato e di fiducia. Puoi sbizzarrirti introducendo un “icebreaker” per iniziare la sessione in modo leggero e positivo. Puoi servirti di tecniche e giochi, come quiz a tema o indovina la canzone.

      Ogni volta che incontro nuovi team, per esempio, mi piace utilizzare una sorta di ruota della fortuna[2] con domande random divertenti per poterci conoscere e cominciare a creare un ambiente familiare e rilassato. I feedback sono molto positivi e l’effetto è che i partecipanti si aprono più volentieri.

      Gamification, Storytelling e interattività sono le 3 chiavi fondamentali per organizzare facilitazioni memorabili. Permettono ai partecipanti di sviluppare il desiderio di scoprire, imparare, capire e migliorare senza sentirsi vincolati o annoiati.

      Riguardo alle Retrospective vincenti, Riccardo Ciocci, in un precedente articolo e in un webinar di Agile Made in Italy, fornisce ispirazioni e consigli utili.

       

      1. L’ingrediente “Segreto” – il PDCA

      Infine, proprio come Scrum insegna, segui il ciclo Plan, Do, Check, Act di W. E. Deming per migliorare continuamente le tue facilitazioni, ovvero:

      Pianifica la facilitazione, mettila in pratica, valuta cosa ha funzionato e cosa puoi migliorare e, di volta in volta, adatta le facilitazioni per le future sessioni.

      Questo processo continuo ti aiuterà a crescere costantemente e a migliorare velocemente come facilitatore.

       

      Questa guida non è l’unica via da seguire per creare facilitazioni e non intende essere una “lista della spesa” esaustiva, ma si tratta della condivisione di alcune delle pratiche che ho sperimentato in prima persona per mettere a terra la mia prima facilitazione agile.

      Per realizzarla ho consultato alcuni blog autorevoli di settore, ho fatto tante domande e chiesto pareri di diversi professionisti con una grande esperienza sulle spalle, partendo proprio dai colleghi di Agile Made in Italy. Ho partecipato, in prima persona come parte di un team in alcune sessioni di facilitazione messe a disposizione da colleghi internazionali su meetup ed ho preso un pizzico di coraggio proponendomi come facilitatore per alcune attività di Agile Made in Italy per poter imparare nel modo più efficace possibile: dall’esperienza, dai feedback e dagli “errori”.

      Ora hai un kit d’emergenza per creare la tua prima facilitazione agile! Con questi passaggi fondamentali spero tu possa avere le idee un po’ più chiare, sentirti sicuro e carico per creare la tua prima facilitazione per team agile. Pianifica, testa, implementa… ma soprattutto: divertiti e fammi sapere com’è andata! [3]

       

       

      [1] Puoi leggere qui un estratto da Google Books del libro “Agile Retrospective: Making Good Teams Great”.

      [2]  Ho creato un esempio di ”gira la ruota a tema Halloween”, lo trovi qui.

      [3] dammi pure i tuoi feedback qui.

      Di Alessandro Ingrosso

       

      Tutti pazzi per Agile! L’interesse verso gli approcci Agile è ancora molto alto, sono molte in Italia le aziende che hanno avviato il processo di Agile Transformation. Ogni azienda ha scelto tra numerosi metodi, pratiche e strumenti Agile quello che ha ritenuto essere adatto ai propri bisogni e obiettivi. Alcune aziende hanno scelto un approccio top-down selezionando framework per la scalabilità di Agile e/o Scrum. Altre aziende hanno preferito un approccio bottom-up partendo da piccoli progetti di trasformazione per ottenere prove concrete di miglioramento. Altre aziende sono in balia delle scelte dei loro clienti, che talvolta chiedono approcci Agile e altre volte approcci predittivi o ibridi.

       

      In questo scenario ancora in pieno fermento, tutti concordano che per avviare un percorso consapevole di Agile Transformation è necessario formarsi e acquisire delle certificazioni Agile. Sembra semplice, ma così non è, perché se stai leggendo questo articolo è proprio perché ti sei accorto che ci sono tanti enti di certificazione e tante certificazioni differenti, scegliere è veramente difficile ed è normale sentirsi confusi.

       

      In questo articolo proverò ad aiutarti a prendere una decisione fornendoti maggiori dettagli e il mio punto di vista, quello di un professionista che ancora oggi quotidianamente si fa la stessa domanda: e ora, quale certificazione Agile scelgo?

       

      Qualche anno fa ho fatto una ricognizione di tutti gli enti di certificazione Agile e su approcci Agile (es.: Scrum, Kanban, ecc.), vuoi sapere quanti sono? 10, sei sorpreso? E non credo siano tutti, di seguito il dettaglio:

      • Axelos
      • Exin
      • International Consortium for Agile
      • International Scrum Institute
      • Project Management Institute
      • Scrum.org
      • Scaled Agile Framework
      • Scrum Alliance
      • Scrum Inc
      • Scrum Study

       

      Vuoi sapere complessivamente di quante certificazioni Agile stiamo parlando? 111 tipi di certificazioni (sicuramente ne ho dimenticata qualcuna). Un numero che personalmente reputo pazzesco, ma che è anche indice di quanto sia elevata la domanda del mercato in questo ambito.

       

      Di fronte a questo scenario è normale porsi delle domande, a titolo esemplificativo e non esaustivo:

      • Con 111 certificazioni da dove si parte?
      • Quali criteri utilizzo per scegliere la certificazione che meglio si adatta al mio lavoro?
      • Quale certificazione mi consentirà di raggiungere i miei obiettivi?
      • Quale certificazione mi aprirà facilmente verso nuove opportunità di carriera e di lavoro?
      • Qual è la certificazione con il miglior rapporto costo/beneficio?
      • Qual è la certificazione che mi aiuta a crescere in azienda?

       

      Non aspettarti che risponda puntualmente ad ogni singola domanda in modo predittivo.

      Congratulazioni, sei appena entrato nel tuo percorso verso la mindfulness agile 🙂

       

      Infatti, non c’è una soluzione uguale per tutti. Esiste la soluzione adatta a te, quella che funziona, ma l’unico modo che hai per scoprirla è sperimentare, ispezionare e adattare.

      Personalmente ho un punto di vista molto forte sulla formazione e la preparazione alle certificazioni Agile, che potresti non condividere.

       

      La formazione è l’acquisizione di nuove conoscenze, conoscenze che prima non avevi, e solo nel momento in cui le hai acquisite puoi decidere se si adattano alla tua persona e se liberano il potenziale che c’è in te. La formazione genera nuove opportunità, ti cambia la vita, ti migliora e accende nuove passioni motivandoti a cambiare. L’apice lo raggiungi quando vuoi raccontare ad amici e colleghi cosa hai imparato, che esistono modi di lavorare differenti e che vorresti sperimentare.

       

      Questo è molto di più di una semplice certificazione, questo è l’inizio di un processo di miglioramento continuo di se stessi e di riflesso nelle persone che ci circondano.

      Diversamente è solo un processo ripetitivo, dove il what vince sul why, che ci vede tutti diventare Scrum Master, Product Owner, o chissà cos’altro domani, perché ora è questa la certificazione che devi avere per vincere una gara.

      Non fraintendermi, vincere le gare va benissimo, certificarsi va benissimo, ma al centro ci sei tu, una persona con ambizioni, motivazioni e sogni che vorresti realizzare in quel 1/3 della tua giornata per i prossimi 40 anni.

       

      Se sei arrivato sin qui nella lettura del mio articolo, forse è perché senti che la certificazione è una cosa importante, non è una semplice pecetta. Sei curioso e affamato di conoscenza, e forse la tua prima certificazione Agile sarà solo l’inizio di un percorso che ti darà grandi soddisfazioni personali e professionali.

       

      Spero che questa premessa ti abbia dato una prospettiva diversa nella tua ricerca della certificazione, le domande fondamentali a cui solo tu puoi rispondere sono:

      • Perché ti vuoi certificare?
      • Quale valore c’è per te nella certificazione?
      • Quale valore potrai generare nel tuo team o nel prossimo dove andrai a lavorare?
      • Quale valore potrai creare per la tua organizzazione?

       

      Le certificazioni, specie quelle più conosciute e richieste, sono difficili da ottenere. Non è solo una questione di costo, che in alcuni casi è anche avvicinabile, ma solo una questione di tempo. Sì, il tempo, quello necessario a frequentare un corso, a studiare dopo le lezioni, a prepararsi per l’esame e a continuare a studiare per approfondire e diventare un professionista esperto della materia e con esperienza.

      Già, non termina, tutto con la certificazione, spesso questa è solo l’inizio. Ad esempio, per diventare Master di Scrum, non basta solo la certificazione, è necessario esercitare il mindset, sperimentare, progettare gli incontri, leggere e continuare a farsi domande per migliorare. Non ci avevi pensato a questo, vero?

      Ho visto tanti partecipanti iniziare corsi di certificazione per poi non certificarsi, proprio perché di fronte alle difficoltà nel bilanciare lavoro, famiglia e studio non ce l’hanno fatta.

       

      Poi ovviamente esistono anche le certificazioni per questi casi, certificazioni che facilmente si riescono ad acquisire con le nozioni del percorso formativo e senza studio aggiuntivo. Tipicamente con soglie di superamento basse, domande semplici, tempi lunghi, open book.

      Ma sono sicuro che se sei arrivato a leggere fin qui, tu ci tieni ad acquisire una certificazione di valore dimostrando a te stesso che padroneggi le conoscenze acquisite.

       

      Ora sei pronto a scegliere il tuo percorso di formazione e crescita professionale, hai acquisito maggiore consapevolezza di te, dei tuoi obiettivi e delle tue aspirazioni.

       

      Pubblicherò periodicamente un approfondimento per singolo ruolo Agile o per certificazioni.

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