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Di Anna Maria Pacileo

 

Ogni due anni il Project Management Institute (PMI) pubblica i risultati relativi allo stipendio medio dei Project Manager nel report Earning Power: Project Management Salary Survey. Siamo giunti alla dodicesima edizione e i dati di quest’ultima sono stati raccolti in 40 nazioni diverse da oltre 30.000 Project Manager, di cui 1.260 in Italia.

Incuriosita da questo report mi sono chiesta: ma quanto guadagna un Project Manager nel nostro Paese? Ho quindi estratto alcune informazioni a mio parere interessanti relativamente agli stipendi dei PM nazionali.

Prima scoperta, il compenso in questo settore dipende da una serie di fattori. Di seguito trovi alcune componenti dell’equazione retributiva:

 

Esperienza professionale

Ecco un estratto dei risultati relativi ai redditi in Italia riferiti agli anni di esperienza nel Project Management. In generale, più esperienza hai, più puoi aspettarti di guadagnare. Gli stipendi medi annui indicano un valore lordo, prima delle trattenute fiscali e sono riportati in Euro.

Certificazione

Un dato interessante estratto dal report è la differenza media di stipendio tra chi è certificato PMP® e chi non lo è: in Italia i partecipanti all’indagine certificati PMP® riferiscono di ricevere stipendi del 18% superiori in media rispetto ai Project Manager non certificati (16% è la percentuale calcolata sui 40 paesi intervistati).
Da notare che l’84% degli intervistati in Italia possiede una certificazione PMP®.
Ottenere una certificazione in questo campo, quindi, può aiutare a convalidare le tue capacità ed esperienze per i datori di lavoro. Questo può tradursi in uno stipendio più alto.

Fortunatamente non ci vuole molto prima che l’esperienza inizi a dare i suoi frutti in termini economici: Secondo il PMI, i Project Manager certificati con più di cinque anni di esperienza guadagnano uno stipendio base medio del 15% in più all’anno rispetto ai PM con esperienza inferiore.

Ruolo

Un’altra vista interessante è quella legata al ruolo: come era da aspettarsi, il range retributivo varia anche in base al livello di esperienza e di seniority nel ruolo che ricopri in ambito Project Management.

Industria

Il PM è una figura con competenze trasversali che possono trovare applicazione in molti settori. Ecco quanto guadagna un Project Manager italiano per settore, secondo il PMI.

Considerazioni finali

Lo stipendio di un Project Manager come avrai visto dipende da una serie di fattori, in questo articolo ne abbiamo evidenziati alcuni: l’esperienza professionale, il ruolo, le certificazioni, i settori industriali. Ma ci sono anche altri elementi che influiscono: le dimensioni della tua organizzazione, le dimensioni del team che gestisci, la complessità dei tuoi progetti in termini di budget. Tutti questi elementi possono influenzare il tuo reddito, così come il paese in cui decidi di lavorare. Ma quanto guadagnano i Project Manager nel mondo?
Secondo il PMI, i Project Manager guadagnano di più in Australia, Svizzera e Stati Uniti, con uno stipendio medio rispettivamente di $134.658, $133.605 e $108.000. Anche la Germania può essere una meta interessante con redditi medi annui di $107.000. All’opposto, i paesi in cui i Project Manager guadagnano meno sono Egitto, India e Cina, rispettivamente con $24.201, $27.052 e $27.156.

Se sei interessato a una esperienza all’estero oppure vuoi confrontare i dati italiani con quelli relativi ai 40 paesi intervistati dal PMI, ti invito a scaricare il report Earning Power: Project Management Salary Survey.

Buona lettura!

 

Di Riccardo Ciocci 

 

Nei precedenti articoli abbiamo sviscerato tutte le cause che hanno portato alla nascita delle retrospective a tema.

 

Tutto questo è nato dall’esigenza a primo impatto infantile, ma in realtà primordiale di divertirsi lavorando. Costruire le attività avendo quest’obiettivo comporta allo Scrum Master un effort maggiore. Infatti si tratta di un processo molto più complesso in quanto:

 

– astrarre le attività con una metafora può rendere meno chiare le consegne. Per questo bisogna avere l’accortezza di essere didascalici nello spiegare le attività durante la Retrospective;

 

– richiede conoscenza dei membri del team. Il tema deve essere comprensibile agli occhi dei partecipanti alla retro. Lo Scrum Master può essere autoreferenziale nella scelta degli argomenti, ma allo stesso tempo deve essere sicuro di rendere la metafora accessibile;

 

– rende l’attività difficilmente replicabile. Se un obiettivo è quello di avere delle attività pronte per essere riproposte in base agli eventi avvenuti in uno Sprint, le retro a tema complica sicuramente la vita.

 

Accogliendo questi effetti collaterali, le retro a tema sono delle opere uniche, sono il frutto di uno Scrum Master artigiano che dedica molto tempo alla cura del suo operato, piuttosto che alla sua riproducibilità in serie.

 

Di Sprint in Sprint le Retrospective a tema si stanno evolvendo, attraverso la sempre maggior conoscenza del team e all’utilizzo di nuovi strumenti.

Tutto questo per rendere l’evento stimolante e ludico senza perdere di vista il focus sull’obiettivo: incentivare il confronto.

Un confronto che oltre a essere efficace viene reso ricreativo e divertente.

 

Detto questo non mi rimane altro che concludere con un augurio, piuttosto che con un consiglio:

Buon lavoro e divertitevi!

 

Leggi gli articoli precedenti: 

 

Sprint Retrospective: le mie prime domande e risposte da Scrum Master

Sprint Retrospective: giocare per lavorare, la nascita delle board a tema

 

 

Di Alessandro Ingrosso

 

Tutti pazzi per Agile! L’interesse verso gli approcci Agile è ancora molto alto, sono molte in Italia le aziende che hanno avviato il processo di Agile Transformation. Ogni azienda ha scelto tra numerosi metodi, pratiche e strumenti Agile quello che ha ritenuto essere adatto ai propri bisogni e obiettivi. Alcune aziende hanno scelto un approccio top-down selezionando framework per la scalabilità di Agile e/o Scrum. Altre aziende hanno preferito un approccio bottom-up partendo da piccoli progetti di trasformazione per ottenere prove concrete di miglioramento. Altre aziende sono in balia delle scelte dei loro clienti, che talvolta chiedono approcci Agile e altre volte approcci predittivi o ibridi.

 

In questo scenario ancora in pieno fermento, tutti concordano che per avviare un percorso consapevole di Agile Transformation è necessario formarsi e acquisire delle certificazioni Agile. Sembra semplice, ma così non è, perché se stai leggendo questo articolo è proprio perché ti sei accorto che ci sono tanti enti di certificazione e tante certificazioni differenti, scegliere è veramente difficile ed è normale sentirsi confusi.

 

In questo articolo proverò ad aiutarti a prendere una decisione fornendoti maggiori dettagli e il mio punto di vista, quello di un professionista che ancora oggi quotidianamente si fa la stessa domanda: e ora, quale certificazione Agile scelgo?

 

Qualche anno fa ho fatto una ricognizione di tutti gli enti di certificazione Agile e su approcci Agile (es.: Scrum, Kanban, ecc.), vuoi sapere quanti sono? 10, sei sorpreso? E non credo siano tutti, di seguito il dettaglio:

  • Axelos
  • Exin
  • International Consortium for Agile
  • International Scrum Institute
  • Project Management Institute
  • Scrum.org
  • Scaled Agile Framework
  • Scrum Alliance
  • Scrum Inc
  • Scrum Study

 

Vuoi sapere complessivamente di quante certificazioni Agile stiamo parlando? 111 tipi di certificazioni (sicuramente ne ho dimenticata qualcuna). Un numero che personalmente reputo pazzesco, ma che è anche indice di quanto sia elevata la domanda del mercato in questo ambito.

 

Di fronte a questo scenario è normale porsi delle domande, a titolo esemplificativo e non esaustivo:

  • Con 111 certificazioni da dove si parte?
  • Quali criteri utilizzo per scegliere la certificazione che meglio si adatta al mio lavoro?
  • Quale certificazione mi consentirà di raggiungere i miei obiettivi?
  • Quale certificazione mi aprirà facilmente verso nuove opportunità di carriera e di lavoro?
  • Qual è la certificazione con il miglior rapporto costo/beneficio?
  • Qual è la certificazione che mi aiuta a crescere in azienda?

 

Non aspettarti che risponda puntualmente ad ogni singola domanda in modo predittivo.

Congratulazioni, sei appena entrato nel tuo percorso verso la mindfulness agile 🙂

 

Infatti, non c’è una soluzione uguale per tutti. Esiste la soluzione adatta a te, quella che funziona, ma l’unico modo che hai per scoprirla è sperimentare, ispezionare e adattare.

Personalmente ho un punto di vista molto forte sulla formazione e la preparazione alle certificazioni Agile, che potresti non condividere.

 

La formazione è l’acquisizione di nuove conoscenze, conoscenze che prima non avevi, e solo nel momento in cui le hai acquisite puoi decidere se si adattano alla tua persona e se liberano il potenziale che c’è in te. La formazione genera nuove opportunità, ti cambia la vita, ti migliora e accende nuove passioni motivandoti a cambiare. L’apice lo raggiungi quando vuoi raccontare ad amici e colleghi cosa hai imparato, che esistono modi di lavorare differenti e che vorresti sperimentare.

 

Questo è molto di più di una semplice certificazione, questo è l’inizio di un processo di miglioramento continuo di se stessi e di riflesso nelle persone che ci circondano.

Diversamente è solo un processo ripetitivo, dove il what vince sul why, che ci vede tutti diventare Scrum Master, Product Owner, o chissà cos’altro domani, perché ora è questa la certificazione che devi avere per vincere una gara.

Non fraintendermi, vincere le gare va benissimo, certificarsi va benissimo, ma al centro ci sei tu, una persona con ambizioni, motivazioni e sogni che vorresti realizzare in quel 1/3 della tua giornata per i prossimi 40 anni.

 

Se sei arrivato sin qui nella lettura del mio articolo, forse è perché senti che la certificazione è una cosa importante, non è una semplice pecetta. Sei curioso e affamato di conoscenza, e forse la tua prima certificazione Agile sarà solo l’inizio di un percorso che ti darà grandi soddisfazioni personali e professionali.

 

Spero che questa premessa ti abbia dato una prospettiva diversa nella tua ricerca della certificazione, le domande fondamentali a cui solo tu puoi rispondere sono:

  • Perché ti vuoi certificare?
  • Quale valore c’è per te nella certificazione?
  • Quale valore potrai generare nel tuo team o nel prossimo dove andrai a lavorare?
  • Quale valore potrai creare per la tua organizzazione?

 

Le certificazioni, specie quelle più conosciute e richieste, sono difficili da ottenere. Non è solo una questione di costo, che in alcuni casi è anche avvicinabile, ma solo una questione di tempo. Sì, il tempo, quello necessario a frequentare un corso, a studiare dopo le lezioni, a prepararsi per l’esame e a continuare a studiare per approfondire e diventare un professionista esperto della materia e con esperienza.

Già, non termina, tutto con la certificazione, spesso questa è solo l’inizio. Ad esempio, per diventare Master di Scrum, non basta solo la certificazione, è necessario esercitare il mindset, sperimentare, progettare gli incontri, leggere e continuare a farsi domande per migliorare. Non ci avevi pensato a questo, vero?

Ho visto tanti partecipanti iniziare corsi di certificazione per poi non certificarsi, proprio perché di fronte alle difficoltà nel bilanciare lavoro, famiglia e studio non ce l’hanno fatta.

 

Poi ovviamente esistono anche le certificazioni per questi casi, certificazioni che facilmente si riescono ad acquisire con le nozioni del percorso formativo e senza studio aggiuntivo. Tipicamente con soglie di superamento basse, domande semplici, tempi lunghi, open book.

Ma sono sicuro che se sei arrivato a leggere fin qui, tu ci tieni ad acquisire una certificazione di valore dimostrando a te stesso che padroneggi le conoscenze acquisite.

 

Ora sei pronto a scegliere il tuo percorso di formazione e crescita professionale, hai acquisito maggiore consapevolezza di te, dei tuoi obiettivi e delle tue aspirazioni.

 

Pubblicherò periodicamente un approfondimento per singolo ruolo Agile o per certificazioni.

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Torna la nostra rubrica con alcuni suggerimenti e trucchi per sostenere la preparazione e l’esame per la Certificazione PMP. Questa volta a darci alcuni consigli è Luca Fava, che, dopo aver seguito il nostro corso, ha superato con successo l’esame lo scorso 5 giugno 2022.

 

Quanto tempo hai studiato prima di sostenere l’esame per la Certificazione PMP?

Ho cominciato il corso a Novembre 2021 e sostenuto l’esame il 5 Giugno 2022

 

Come hai svolto la tua preparazione tra corso e studio personale?

Ho completato la preparazione del corso approfondendo le slide trattate durante le lezioni, esercitandomi con le domande di autoverifica e studiando il PMBOK

 

Quanto è importante frequentare il corso?

Lo considero molto utile perché rappresenta un’occasione di confronto che aiuta il candidato ad entrare nelle logiche del PMI attraverso il ragionamento ed i lavori di gruppo. Oltretutto è un’occasione di arricchimento per condividere esperienze e best practice con gli altri partecipanti.

 

Hai studiato individualmente o in gruppo?

Al di fuori del corso ho studiato individualmente

 

Come hai studiato sul PMBOK? Quali sezioni hai trovato più utili?

Ho letto il PMBOK sia nella versione 6 che la 7 e la Guida Agile provando a schematizzare le informazioni principali. La versione 6 è molto utile per avere una vista esaustiva dei processi delle varie Knowledge Area e degli elementi che li caratterizzano, mentre la versione 7 è più discorsiva e focalizzata sull’approccio.

 

Hai ampliato la preparazione con altre letture?

No.

 

Quanto è stato utile l’utilizzo del simulatore? Come funziona e quali sono le domande?

Indispensabile. Sia per evidenziare le aree che necessitano di ulteriori approfondimenti che per allenarsi rispetto alle tempistiche di esame.

 

Ti sei esercitato in qualche altro modo?

Con altri simulatori che ho trovato online.

 

Dopo quanto tempo, hai deciso di prenotare l’esame?

Ho prenotato l’esame ad Aprile.

 

Com’è andato l’esame e come si svolge? Hai avuto difficoltà con l’inglese?

Per chi come me lo svolge da remoto è importante non avere nulla sulla scrivania al di fuori dell’acqua e posizionarsi nell’ambiente più silenzioso possibile: anche un rumore esterno può generare interruzioni e richieste di verifica da parte degli addetti al controllo, che inevitabilmente comportano perdite di tempo. Dopo il check-in l’esame si compone di 3 blocchi di 60 domande al termine di ciascuno dei quali è possibile fare una pausa di max 10 min. (extra rispetto ai 230 min.). Prima della pausa puoi rivedere le 60 domande dopodiché non è più possibile. L’inglese mi è sembrato facilmente comprensibile ma può incidere sui tempi di risposta alle domande, quindi ho preferito svolgerlo in italiano per essere più rapido, limitando il check in lingua inglese ai casi veramente necessari.

 

Riassumendo, quali consigli indispensabili daresti a chi deve affrontare l’esame per la Certificazione PMP?

– Preparati al corso con Alessandro e Piero!

– Pianifica lo studio individuale prevedendo da subito dei check intermedi di autoverifica.

– Completato il programma fai challenge su contenuti e tempi di risposta con delle sessioni di simulazione, magari a lotti di domande di numerosità crescente, e rivedi le domande sbagliate per capire quali aree di conoscenza vanno migliorate.

– Never give up! A causa di diverse interruzioni durante i primi due slot di domande e di alcune risposte che hanno richiesto qualche ragionamento in più del previsto, mi sono ritrovato all’ultimo slot con soli 55 min. a disposizione (rispetto ai circa 76 min in media). Ho continuato ugualmente provando ad accelerare con l’obiettivo di non lasciare nessuna domanda senza risposta…risultato: Above the Target in tutti i domini.

Quali possono essere i consigli e i trucchi per la Certificazione PMP? Ce lo raccontano Adelaide Germani e Carlo Conti che hanno conseguito la Certificazione tra febbraio e marzo 2022 dopo aver frequentato il nostro corso.

 

ADELAIDE

 

Quanto tempo hai studiato prima di sostenere l’esame per la Certificazione?

Ho cominciato a studiare in maniera strutturata ad inizio gennaio per poter sostenere l’esame il 26 febbraio. Tuttavia, durante il corso, ho cercato di approfondire i temi via via trattati leggendo il pmbok 6 e le slide fornite con il corso.

 

Come hai svolto la tua preparazione tra corso e studio personale?

Ho cercato di legare le slide e i temi trattati durante e di collocarli in uno schema teorico che ho costruito mentalmente sin dall’inizio del percorso. Quindi ho seguito i suggerimenti dei trainer, leggendo dapprima tutto il pmbok 6, e quindi riassumendo capitolo per capitolo. Successivamente ho approfondito la guida agile e il pmbok 7 e iniziato a fare dei test di autoverifica, utili ad approfondire temi su cui non ritenevo di essere sufficientemente preparata.

 

Quanto è importante frequentare il corso?

Fondamentale. Lo studio mnemonico o i concetti meramente teorici non sono stati oggetto delle domande d’esame che definirei situazionali e di ragionamento. Il corso ci ha fornito numerosi momenti di riflessione ed analisi, di applicazione pratica del project management, elementi che hanno orientato il mindset, a mio avviso, e mi hanno aiutata ad affrontare le domande dell’esame.

 

Hai studiato individualmente o in gruppo?

Successivamente al termine del corso ho studiato individualmente per ragioni organizzative e di predisposizione personale allo studio.

 

Come hai studiato sul PMBOK? Quali sezioni hai trovato più utili?

Ho scelto di preparare l’esame esclusivamente in lingua inglese. Ho letto e quindi riassunto in mappe concettuali ciascun capitolo del pmbok 6. Ho trovato tutte le sezioni utili, comprese gli schemi e le parti in appendice, sia del pmbok 6 che del 7 e della guida agile.

 

Hai ampliato la preparazione con altre letture?

Ho avuto modo di leggere Agile People di Thoren.

 

Quanto è stato utile l’utilizzo del simulatore? Come funziona e quali sono le domande?

Ho utilizzato diversi simulatori, non solo quello condiviso durante il corso. Credo che i simulatori siano tra i migliori trucchi per la Certificazione PMP, perché molto utili per la preparazione, soprattutto in merito alla gestione del tempo e dello stress; sono, forse, ancora poco allineati alla tipologia di domande che poi ho trovato in sede di esame.

 

Ti sei esercitato in qualche altro modo?

Appunto utilizzando diversi simulatori presenti nel web.

 

Dopo quanto tempo, hai deciso di prenotare l’esame?

Ho deciso di sostenere l’esame entro il mese di febbraio 22 già a metà del corso (dicembre 21). 15 giorni dopo la fine del corso ho prenotato per l’esame fissato quindi al 26 febbraio.

 

Com’è andato l’esame e come si svolge? Hai avuto difficoltà con l’inglese?

Ho sostenuto l’esame in inglese evitando l’opzione della lingua italiana, scelta fatta per non avere distrazioni nello switch tra le due lingue. Le domande in inglese sono formulate in maniera semplice, vocabolario allineato ai testi ufficiali, oggetto di studio in lingua inglese. Prima dell’esame in modalità da remoto, ho effettuato il check in seguendo delle linee guida e quindi accettando la registrazione del mio viso che sarebbe stato inquadrato sino al termine del test. Un referente si è presentato e mi ha fornito alcune ulteriori istruzioni, prima di iniziare la verifica. L’esame si compone di 180 domande da completare in 230 min. Si possono fleggare le domande su cui si è insicuri per poterle rivedere prima di ciascuna pausa, al completamento di gruppi da 60 domande. Completate infatti 60 domande, il sistema sospende lo scorrere del tempo e delle domande, da’ la possibilità non ripetibile di rivedere quanto fatto sino a quel momento utilizzando il tempo a disposizione e quindi propone l’opzione di freezare il tempo per 10 min di pausa. Consigliabile almeno sfruttare qualche minuto di tempo per distrarsi e ritrovare la concentrazione utile ad affrontare le successive 60 domande. Ho usato tutto il tempo a disposizione, suddiviso tra completamento e review delle domande.

Ho superato l’esame al primo tentativo, con risultato “Above Target” su tutti gli item. Il report del risultato è arrivato qualche ora dopo la conclusione del test.

 

Riassumendo, quali consigli indispensabili daresti a chi deve affrontare l’esame e quali sono i trucchi per ottenere la Certificazione PMP?

Organizzare il proprio percorso di studi seguendo i consigli dei trainer ma adeguandoli al proprio approccio allo studio. Fare sin da subito scelte sulla lingua, le tempistiche e i testi di studio. Preparare un calendario e una lista di task, programmando lo studio e i test di autovalutazione. Adottare tecniche di gestione del tempo e soprattutto delle emozioni che inevitabilmente caratterizzeranno gli ultimi giorni di studio e la prima parte dell’esame.

Non lasciarti prendere dal panico!

 

 

CARLO

 

Quanto tempo hai studiato prima di sostenere l’esame per la Certificazione?

Circa un paio di mesi, almeno 120 ore.

 

Come hai svolto la tua preparazione tra corso e studio personale?

Seguivo le lezioni, leggevo i testi e gli approfondimenti dopo la lezione, alla fine ho riguardato le registrazioni e mi sono rifatto gli appunti anche con gli approfondimenti, successivamente ho fatto tutti i test più volte e le simulazioni un paio di volte.

 

Quanto è importante frequentare il corso?

Fondamentale.

 

Hai studiato individualmente o in gruppo?

Quasi esclusivamente da solo, solo una sessione in gruppo.

 

Come hai studiato sul PMBOK? Quali sezioni hai trovato più utili?

L’ho studiato cercando di seguire gli argomenti del corso. Alla fine, l’ho poi riletto tutto in modo lineare.

 

Hai ampliato la preparazione con altre letture?

Si quelle che mi sono state proposte al corso.

 

Quanto è stato utile l’utilizzo del simulatore? Come funziona e quali sono le domande?

Il simulatore è fondamentale. Anche solo per testarsi sul tempo che è davvero sfidante. Le domande forse sono un po’ diverse rispetto all’esame.

 

Ti sei esercitato in qualche altro modo?

No.

 

Dopo quanto tempo, hai deciso di prenotare l’esame?

Dopo circa tre settimane.

 

Com’è andato l’esame e come si svolge? Hai avuto difficoltà con l’inglese?

Sono andato in un centro specializzato riconosciuto. È molto dura stare nei tempi con così tante domande. Devi concentrarti molto e isolarti completamente. Per me è stato molto importante interrompersi per fare le due pause. Ho fatto l’esame in italiano per essere più rapido nella lettura delle domande che spesso sono molto lunghe, ma a volte per non cadere in errore a causa della traduzione troppo letterale andavo a vedere la domanda in inglese (è molto semplice e veloce visualizzare la domanda originale).

 

Riassumendo, quali consigli indispensabili daresti a chi deve affrontare l’esame e quali sono i trucchi per ottenere la Certificazione PMP?

Seguire attentamente le indicazioni date al corso sugli argomenti fondamentali e sul modo di ragionare, leggere testi e approfondimenti costruendosi lo schema dei processi per i diversi approcci, fare tantissimi test e simulazioni per allenarsi sia al modo di ragionare per rispondere sia alla velocità necessaria.

 

Adelaide e Carlo hanno messo a disposizione le loro esperienze per aiutare chi ha bisogno di consigli per affrontare la preparazione per la Certificazione PMP, ma se hai ancora dubbi, contattaci pure. I nostri coach ti forniranno una consulenza gratuita per darti tutte le informazioni di cui hai bisogno.